Nella cornice del cortile dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Cagliari, appena rinnovato, si è svolto venerdì 9 settembre, un’interessante iniziativa, proposta dal Delegato Diocesano della Scuola Cattolica e dalla sua equipe, alla quale erano invitati – in particolare – i docenti e il personale delle 70 scuole cattoliche che operano nel nostro territorio. Erano presenti anche altri fra autorità, parroci e amici.
L’idea di iniziare l’anno scolastico con un Aperiscuola è stata accolta con soddisfazione dei presenti: un aperitivo, preparato dai ragazzi della formazione professionale del CNOS-FAP di Selargius, preceduto da un tempo di riflessione guidato dall’arcivescovo mons. Baturi e dal prof. Alessandro Ricci, docente di Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana.
Il primo si è soffermato sul tema “La Scuola Cattolica nella società Italiana”, il secondo ha approfondito l’apporto della Scuola Cattolica nell’educazione affettiva delle giovani generazioni.
Temi particolarmente importanti in un tempo in cui, come cristiani, rischiamo di essere relegati nelle sacrestie, e al tempo stesso di cedere a tale tentazione. La comunità ecclesiale lungo la storia si è sempre considerata sale e lievito della comunità umana nella quale era inserita, prendendosi cura in modo profetico della formazione, dell’educazione e dell’istruzione delle giovani generazioni.
Nella sua riflessione l’arcivescovo ha più volte richiamato la stretta alleanza fra scuola e famiglia, dichiarando che la scuola cattolica è l’esercizio in atto di questa alleanza: le scuole cattoliche sono scelte dalle famiglie, si reggono su tale scelta. Non stanno in piedi perché offrono servizi, ma all’interno di una rete di fiducia, fra le famiglie e la comunità ecclesiale che le genera. In un tempo in cui viviamo di individualismo malato, la scuola cattolica ha il potere di ricordare, con la sua stessa esistenza, quella rete di comunità che la genera.
È e rimane una scuola a servizio di tutti, non una scuola d’élite, ma l’esercizio concreto di quel diritto alla scelta educativa, custodito nella Carta Costituzionale. «Lo scopo della scuola cattolica non è fare proseliti, ma educare gente libera, gente capace di critica, cioè capace di vagliare, giudicare ogni cosa e formarsi un pensiero».
Il secondo intervento, affidato al prof. Ricci, ha permesso di scendere nella dimensione dell’educazione affettiva della scuola, un aspetto al quale non sempre si pone attenzione, rischiando di considerare nel processo formativo solo l’intelligenza cognitiva e non quella emozionale. Attraverso esempi molto pratici il relatore ha aiutato il suo uditorio a rendersi più consapevole anche di tutte le dinamiche affettive ed emozionali che accompagnano il percorso di crescita dei bambini, dei ragazzi e dei giovani.
«Una scuola funziona e ha successo non perché contiamo tanti 100/100 alla fine dei cinque anni, ma se si esce con gratitudine e memoria, quello è il vero successo», ha concluso l’arcivescovo.